“Lo stadio è bellissimo, tutto azzurro come il colore degli sportivi italiani e come le treccine dei miei capelli”. La felicità di gareggiare al San Paolo, “teatro” ufficiale delle gare di atletica in questa Universiade 2019 a Napoli, è quasi contagiosa e Daisy Osakue, italiana nata a Torino, classe ’96, si sbilancia pure sul ruolo che potrebbe avere un giorno il tempio del Napoli Calcio: “Non trovate straordinario il lavoro che hanno fatto qui per metterlo a posto, non sarebbe bello ospitare in futuro i mondiali di Atletica?” chiede ai giornalisti nella mixed zone. E c’è da dire che è juventina e lo ammette pure candidamente ai microfoni. Fede calcistica a parte, la giovane atleta, figlia di immigrati e dall’accento tipicamente torinese, si è qualificata alla fase finale di lancio del disco femminile nella mattinata dell’8 luglio, seconda nella sua batteria e dodicesima nella classifica generale.
“Dopo la partenza un po’ a moviola sono diventata un diesel”, ammette con autoironia e promette di fare molto meglio nelle prossime gare, “anche perché con questi tempi ai mondiali non mi avvicino nemmeno ai primi 12”.
Studentessa di Criminal Justice negli Stati Uniti, a San Angelo in Texas, dove è approdata dopo un passaggio dalla Facoltà di Giurisprudenza del capoluogo piemontese grazie a una borsa di studio, la Osakue confessa di non aver dormito molto prima delle qualificazioni “forse per l’ansia o l’emozione di stare qui a Napoli che rende orgogliosi tutti noi atleti azzurri sulla nave davanti agli occhi degli stranieri, incantati dal panorama, dal Vesuvio e dal mare”. Il sogno olimpico batte anche nel suo cuore così come l’amore eterno per il nostro paese anche dall’altra parte dell’oceano: “Non potete immaginare quanto mi manchi l’Italia da agosto a maggio quando studio negli States, e quanto senta la mancanza del cibo italiano che so cucinare così bene da aver stregato tutti i miei amici texani”.